Manovra 2024 e donazioni immobiliari

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Italia: patrimonio immobiliare e donazioni immobiliari

È ormai noto che il patrimonio immobiliare italiano non sia affatto trascurabile sul fronte quantitativo, tanto che si riconferma ogni volta quale fonte primaria di prelievo fiscale. E, come sembra confermare la nuova legge di Bilancio, che si avvia alla sua approvazione in Parlamento, il patrimonio immobiliare rimane al centro delle discussioni: Lasciando da parte altre questioni, infatti, la manovra 2024 da quasi 28 miliardi di euro pare presentarsi ormai con dei contorni ben chiari, e uno dei primi atti del governo Meloni pare riguardare qualche cambiamento in fatto di donazioni immobiliari.

I numeri riguardo a donazioni ed eredità immobiliari

Riprendendo le statistiche riguardanti il patrimonio immobiliare in Italia, questo, nel 2022, ha registrato un aumento di 736mila unità in confronto al 2021, pari, quindi, all’1% in più. Secondo le stime, l’88% degli immobili appartiene a persone fisiche, che possiedono dunque un totale di 35.5 milioni di abitazioni. La rendita catastale, nel complesso, vale oltre 38 miliardi di euro: un dato che da decenni divide la classe politiche fra favorevoli e contrari a una tassa patrimoniale. Ma tra le imposte più dibattute c’è anche quella sulle donazioni. Sempre rimanendo sulle analisi effettuate rispetto al 2022, in quell’anno le donazioni immobiliari hanno sfiorato quota 213mila.

Cosa cambia per le donazioni con la nuova manovra

Nell’anno che ci aspetta, dovrebbero entrare in vigore alcuni preludi della riforma del catasto, attualmente ancora cristallizzata all’interno del dibattito politico. Il traguardo principale sarebbe quello di revisionare il sistema relativo alla rilevazione catastale degli immobili, con l’anche ovvia e auspicata conseguenza di portare a galla i cosiddetti “immobili fantasma“. L’ideale sarebbe giungere alla tanto desiderata equità nella tassazione degli immobili. In tutto questo enorme contesto rientrano, appunto, anche le donazioni, fenomeno florido e intrinsecamente connesso all’invecchiamento progressivo della popolazione (un punto focale in Italia). Molte case ereditate, com’è ovvio, provengono infatti dalle vecchie generazioni, che desiderano lasciare un tetto sicuro ai propri figli e nipoti. Si tralascia, però, nella mente degli italiani, la presenza di un terzo erede: lo Stato. Quest’ultimo, infatti, non beneficia solo dei prelievi fiscali: gli immobili lasciati in eredità possono generare nuova economia, attività commerciali e ricettive e molto altro che può contribuire favorevolmente a una crescita della ricchezza nazionale. Non sorprende, dunque, che sia nell’interesse di tutti sbloccare il mercato con nuove misue. In sintesi, ecco cosa cambia (elementi che, tuttavia, diversi analisti definiscono solo come temporanee “soluzioni tampone“):

  • la restituzione di un bene proveniente da una donazione; il terzo che ha acquistato non sarà più tenuto a restituirlo;
  • gli eredi di una successione a cui è stata negata l’eredità risulteranno parti lese e potranno pretendere un compenso in denaro da parte del donatario;
  • verrà riproposta la rivalutazione di terreni e partecipazioni con imposta sostitutiva, al fine di alleggerire la pressione fiscale su plusvalenze e sbloccare il mervato della “quota legittima”.

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